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 Dalla funzione dello Stato scaturisce la necessit� della rivoluzione.
 
 Per chiarire il senso della necessit� della rivoluzione violenta, base di 
 principio indispensabile della teoria rivoluzionaria del proletariato, 
 occorre rifarsi alla genesi dello Stato, cos� come tracciata da Marx, Engels 
 e mirabilmente ripresa da Lenin in "Stato e rivoluzione". Ma qui quello che 
 vogliamo mettere in rilievo � la funzione dello Stato che ha attraversato 
 tutta la societ� divisa in classi, perfezionandosi sempre di pi� fino a 
 giungere all'odierno Stato imperialista.
 Lo Stato: ". una potenza che sta in apparenza al di sopra della societ�, che 
 attenui il conflitto, lo mantenga nei limiti dell'ordine, e questa potenza 
 si emani dalla societ� ma si ponga al di sopra di essa, estraniandosi da 
 essa per porsi appunto al di sopra di essa.".
 Questa funzione c'� sia quando lo Stato � democratico che quando � 
 fascista - due forme attraverso cui lo Stato in quanto tale esercita la sua 
 funzione. Il suo scopo, decisivo nella societ� divisa in classi e percorsa 
 dagli antagonismi inconciliabili tra le classi, sta appunto nell'attenuare i 
 conflitti, mantenerli nei limiti dell'ordine costituito.
 Per svolgere questa funzione dello Stato la borghesia preferisce il metodo 
 democratico, anche se in determinate fasi � costretta ad assumere la forma 
 della dittatura aperta, ma non per negare i conflitti ma sempre allo scopo 
 di attenuarli. Quando per una qualsiasi ragione l'attenuazione non riesce, 
 occorre soffocarli, non per negarli ma per ricondurli nell'ambito della 
 funzione dello Stato. Per questo la democrazia e il fascismo non sono due 
 forme opposte ma l'una serve l'altra.
 La necessit� per il proletariato della rivoluzione non nasce quindi dalla 
 forma fascista dello Stato ma dalla sua permanente natura di classe.
 Per Marx lo Stato � l'organo del dominio di classe, organo di oppressione di 
 una classe da parte di un'altra, � la creazione di un ordine che legalizzi e 
 consolidi questa oppressione, moderando il conflitto tra le classi. E' 
 questo lo Stato che si abbatte e non si cambia.
 
 Ogni tipo di riformismo copre uno spazio specifico nella questione dello 
 Stato, quello di far apparire, ma in un certo senso contribuire, che 
 funzioni come l'organo della conciliazione tra le classi. Quindi, come 
 bisogna vedere nella funzione dello Stato il doppio aspetto di repressore e 
 attenuatore dei conflitti, cos� bisogna vedere nel riformismo e in tutte le 
 forme dell'opportunismo la doppia funzione, quella di mistificare il ruolo 
 dello Stato e quella di contribuire attivamente affinch� esso funzioni come 
 la borghesia vuole. Attenzione, come vuole l'interesse generale della 
 borghesia e la funzione generale come classe dominante della borghesia, non 
 necessariamente come possono volere una o l'altra delle sue frazioni.
 Scrive Lenin. "per gli uomini politici piccolo borghesi l'ordine � 
 precisamente la conciliazione delle classi e non l'oppressione di una classe 
 da parte di un'altra. Attenuare il conflitto vuol dire per essi conciliare e 
 non gi� privare le classi oppresse di strumenti e mezzi di lotta per 
 rovesciare gli oppressori".
 Quindi, non � sufficiente che le classi oppresse abbiano determinati 
 strumenti e mezzi di lotta per rovesciare gli oppressori, perch� questo 
 permetta realmente di essere fuori dalla conciliazione come funzione storica 
 dello Stato supportata dal riformismo e dall'opportunismo.
 La sostanza della via della rivoluzione consiste nel rompere la 
 conciliazione sul piano teorico, politico, organizzativo, e quindi 
 utilizzare gli strumenti e i mezzi di lotta per combattere la conciliazione 
 e rovesciare realmente gli oppressori.
 
 Questo � particolarmente rilevante nella funzione della lotta economica. La 
 lotta economica e sindacale per sua natura ha una doppia valenza: da un lato 
 essa � una manifestazione degli antagonismi inconciliabili tra le classi; 
 dall'altra essa � interna, nel perseguire risultati concreti, alla funzione 
 di conciliazione delle classi, di attenuazione dei conflitti, di 
 mantenimento nel limite dell'ordine, che non la borghesia in quanto tale 
 svolge ma proprio lo Stato, principalmente attraverso i suoi organi 
 concreti, prefetti, polizia politica, istituzioni, e attraverso i suoi 
 bracci sindacali, il riformismo e l'opportunismo.
 L'antagonismo inconciliabile tra le classi � alla base della guerra tra le 
 classi, d� alle manifestazioni della lotta di classe il loro carattere di 
 guerra.
 Marx, Engels, ripresi da Lenin, analizzano lo Stato come emanazione della 
 societ�, in cui l'"essere al di sopra" � apparenza, essere dentro e 
 strumento di oppressione � sostanza.
 Per tornare all'esempio della lotta economica, gli organi che svolgono la 
 funzione dello Stato emanano dalla societ�, ne sono parte, anche se nella 
 loro apparenza si pongono al di sopra delle parti; ci� che unisce apparenza 
 e sostanza a favore della borghesia � appunto la conciliazione; quello che 
 invece smaschera dietro l'apparenza, la sostanza � il manifestarsi dell'inconciliabilit�.
 L'inconciliabilit� sgorga dai fatti vivi della condizione operaia e delle 
 masse e abbraccia tutte le tematiche delle proprie lotte che sono nello 
 stesso tempo una manifestazione di questo antagonismo di interessi ma anche 
 la manifestazione della necessit� del superamento di questa inconciliabilit� 
 e di una societ� divisa in classi.
 Qual � la manifestazione pratica nella lotta sindacale di tutto questo? Ma 
 appunto, quella del rilancio del conflitto. Stato e riformismo puntano all'attenuazione 
 del conflitto che venga mantenuto nell'ordine, il comunista punta all'accentuazione 
 del conflitto che fuoriesca dai limiti dell'ordine. Questa � la sola ed 
 esclusiva funzione rivoluzionaria che pu� svolgere la lotta sindacale o 
 economica che dir si voglia e che si contrappone in maniera permanente e 
 prolungata allo Stato e al riformismo (sempre rappresentati attraverso i 
 loro organi e bracci).
 Il carattere della rivoluzione violenta sta in via prioritaria nell'affermazione 
 degli antagonismi inconciliabili tra le classi, nell'accentuazione del 
 conflitto, nell'uscita dai limiti dell'ordine. Senza questo, la violenza non 
 avrebbe la sua legittimit� e il suo fondamento nella "guerra" quotidiana e 
 nelle lotta delle classi.
 Compito dei comunisti, quindi, nella lotta economica � guidarla per rompere 
 la conciliazione, accentuare il conflitto e farlo fuoriuscire dall'ordine 
 costituito.
 
 Una contraddizione sicuramente da utilizzare ed alimento della tattica e 
 della "guerra" per fasi, � sicuramente la contraddizione tra quello che lo 
 Stato, la democrazia borghese, dice di essere � quello che realmente �; che 
 si pu� leggere dal punto di vista del conflitto borghesia/proletariato, 
 classe/Stato, in termini di crepe nel dominio dell'ideologia dominante e in 
 termini di prima manifestazione semispontanea, embrione di coscienza circa 
 la natura della societ�, della borghesia, dello Stato, del riformismo. 
 Quindi, � sicuramente una contraddizione importante, che i comunisti devono 
 utilizzare se sono materialistico dialettici e non idealistici, se 
 concepiscono il loro agire nel fuoco della lotta di classe in stretto legame 
 con le masse.
 Ma c'� un'altra contraddizione spesso sottovalutata e base di ogni 
 riformismo che � quella tra ci� che la borghesia � concretamente e ci� che 
 la borghesia deve essere necessariamente.
  Questa contraddizione si tende a leggerla essenzialmente nella forma, 
 secondo cui "appare democratica ed � fascista", ma il pericolo maggiore per 
 la tattica del proletariato - sempre guardando alla sostanza del problema 
 che stiamo analizzando adesso: Stato e riformismo, conciliabilit� e 
 inconciliabilit� - viene dal fattore inverso, dal non vedere nella 
 conciliazione una tattica del dominio, e quindi nel non comprendere che ci� 
 che realmente rafforza il dominio � la conciliazione. Questo, dal punto di 
 vista della guerra di classe rappresenta il pericolo principale per la 
 tattica del proletariato. Bisogna agire sul lato in cui la conciliazione 
 rafforza il dominio che � appunto il lato politico che nel quadro del 
 processo rivoluzionario � chiaramente il lato principale e determinante.
 In questo senso esiste una diversit� di tattica del proletariato che rende 
 incompatibile con il marxismo e il materialismo dialettico l'unicit� della 
 tattica.
 In un certo senso � il cambiamento della tattica che realizza i compiti 
 strategici del proletariato, a fronte della funzione generale della 
 borghesia e del suo Stato con il tramite dialettico, per essi 
 indispensabile, del riformismo e dell'opportunismo.
 E' il rafforzamento del partito della rivoluzione che realizza i compiti 
 strategici, ed � la tattica per il suo rafforzamento, che si manifesta come 
 cambio di tattica, che realizza il rapporto tra il lato distruttivo della 
 politica di conciliazione della borghesia con il lato costruttivo dell'avanzamento, 
 nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse, dell'affermarsi 
 della rivoluzione.
 
 Lenin scrive a proposito della rivoluzione dell'Ottobre: "cos� nella 
 rivoluzione del '17, quando la questione del significato e della funzione 
 dello Stato si pose in tutta la sua ampiezza, si pose praticamente come un 
 problema di azione immediata e per di pi� di azione di massa, tutti i 
 socialisti rivoluzionari e menscevichi caddero subito e pienamente nella 
 teoria piccolo borghese della conciliazione delle classi per opera dello 
 Stato".
 Il meccanismo dell'Ottobre delineato da Lenin � quello che appare in maniera 
 evidente ogni qualvolta in Italia viene evocato lo spettro del "terrorismo 
 rosso". La questione in questo caso non � tanto nella bont� dei programmi, 
 delle linee delle organizzazioni rivoluzionarie definite dallo Stato 
 "terroriste", quanto della chiamata alle armi a fianco di esso dei 
 socialisti rivoluzionari e menscevichi di oggi, cio� delle forze riformiste 
 ed opportuniste.
 L'atteggiamento dei gruppi riformisti e opportunisti a fronte di questo ne 
 mostra la natura democratico - piccolo borghese, anche quando utilizzano una 
 fraseologia rivoluzionaria e comunista. In particolare, in questo dibattito 
 non viene colto il valore strategico fondante teoricamente che assume per il 
 proletariato il fatto che, come dice Lenin "la liberazione della classe 
 oppressa � impossibile non soltanto senza una rivoluzione violenta ma anche 
 senza la distruzione dell'apparato del potere statale che � stato creato 
 dalla classe dominante per affermare il suo dominio".
 
 Nell'approfondimento dell'analisi dello Stato come prodotto dell'inconciliabilit� 
 degli antagonismi di classe e organo del dominio di classe, Lenin giunge 
 alla definizione di "forza pubblica", e portando alle estreme conseguenze l'analisi 
 di Engels dice:  ".in che consiste principalmente questa forza? Essa 
 consiste innanzitutto in distaccamenti speciali di uomini armati che 
 dispongono di prigioni, ecc..". Certo, lo Stato non � solo 'distaccamenti 
 armati', quindi polizia, eserciti, prigioni - Engels dice ".e istituti di 
 pena di ogni genere." - ma questa � la forza principale di uno Stato come 
 strumento di dominio della classe dominante. Il carattere necessariamente 
 violento della rivoluzione proletaria, la sua necessit� di distruzione dell'apparato 
 del potere statale, non pu� che essere strettamente legato al fatto che la 
 forza dello Stato consiste principalmente nei suoi distaccamenti speciali 
 armati, ecc.
 Lenin insiste che questo elemento dello Stato si rafforza nell'imperialismo 
 cos� come si rafforza nella misura in cui si sviluppano gli antagonismi di 
 classe  e i contrasti tra Stati.
 Si tratta, quindi, di un processo non certo dipendente da questo o quell'evento, 
 ma legato al processo di progressivo estraneamento dello Stato dalla societ� 
 e dal potenziale di antagonismi di classe che lo sviluppo della societ� 
 imperialista produce sia al suo interno sia all'esterno nelle contese tra 
 Stati, nella fase dell'imperialismo.
 Questo ci indica come la costruzione della rivoluzione proletaria come 
 rivoluzione violenta non dipende da questo o quel governo e neanche dalle 
 forme specifiche del dominio della classe dominante. La diversit� dei regimi 
 e dei governi influisce nella tattica della realizzazione della rivoluzione 
 proletaria, non nel suo carattere.
 La rivoluzione proletaria mette la violenza al servizio della lotta contro 
 il carattere principale dello Stato e in funzione di strappare il potere 
 alla classe dominante, distruggere l'apparato statale della classe 
 dominante, costruire il proprio apparato statale con la propria forza 
 pubblica, che � quanto di pi� ravvicinato all'idea e alla concretezza della 
 "organizzazione armata autonoma della popolazione".
 
 In questa concezione non c'� spazio per il terrorismo, n� individuale n� 
 collettivo, come � inteso dai gruppi rivoluzionari piccolo borghesi; esso � 
 ricondotto da Lenin, come gi� descritto da Marx in alcuni suoi scritti, in 
 una delle forme della guerra rivoluzionaria del proletariato, inserita nella 
 strategia e nella tattica della rivoluzione proletaria che ha sempre e 
 comunque, come obiettivo e prassi, la distruzione dei distaccamenti armati 
 dello Stato e dell'apparato statale della borghesia nel suo insieme.
 Nell'analisi di Lenin, sviluppata da Mao in seguito, sono delineate senza 
 ombra di dubbio i caratteri della guerra rivoluzionaria del proletariato, la 
 cui applicazione richiede l'analisi concreta della situazione concreta e la 
 linea di massa come elementi determinanti per la sua vittoria.
 
 Lenin riafferma con forza la definizione dello Stato come strumento di 
 sfruttamento della classe oppressa, che esso � e non pu� che essere nelle 
 mani della classe dominante. "La Repubblica democratica � il miglior 
 involucro politico possibile per il capitalismo".
 Per questo il capitale dopo essersi impadronito di questo involucro, che � 
 il migliore, fonda il suo potere in modo talmente saldo, talmente sicuro, 
 che nessun cambiamento n� di persone, n� di istituzioni, n� di partiti nell'ambito 
 della Repubblica democratico-borghese pu� scuotere; e il suffragio 
 universale � anch'esso in questo quadro uno strumento di dominio della 
 borghesia.
 Questo toglie ogni margine all'idea della via elettorale e alla 
 partecipazione alle elezioni come questione che possa incidere nella natura 
 dello Stato.
 I democratici piccolo borghesi, gli odierni riformisti, opportunisti � su 
 questo che contribuiscono a - come dice Lenin - "inculcare nel popolo la 
 falsa concezione che il suffrago universale possa nello "Stato odierno" 
 esprimere realmente la volont� della maggioranza dei lavoratori (e, ancor 
 meno, assicurarne la realizzazione).
 La via parlamentare, sotto nessuna latitudine, quindi, pu� incidere 
 strategicamente lungo il cammino della rivoluzione proletaria.
 Lo Stato borghese che la rivoluzione proletaria deve abbattere non dipende 
 dalla forma dei governi, n� dal trovarsi di fronte ad uno Stato fascista o 
 democratico. Questa forma del governo e dello Stato incide nella tattica 
 dell'affermazione della via della rivoluzione proletaria. Ma la necessaria 
 dialettica dell'affermazione della via della rivoluzione proletaria in 
 nessuna misura � compatibile con una concezione eclettica del carattere di 
 essa.
 E' sulla falsificazione eclettica della dialettica che i riformisti, gli 
 opportunisti ingannano il proletariato e le masse e vogliono incidere sulla 
 natura del processo rivoluzionario.
 Quindi, nella polemica, anche attualmente importante, tra comunisti 
 rivoluzionari e opportunisti sulla presentazione alle elezioni, � questa la 
 sostanza di fondo che bisogna affermare. La via della rivoluzione violenta � 
 base costitutiva del moderno partito rivoluzionario.
 Per questo � indispensabile che nella fase iniziale del suo processo di 
 costituzione/costruzione non si lasci aperta nessuna via di fuga dagli 
 effettivi compiti che competono ai comunisti. "La necessit� - dice Lenin - 
 di educare sistematicamente le masse a questa idea della rivoluzione 
 violenta � alla base di tutta la dottrina di Marx ed Engels", l'oblio di 
 questa propaganda, di questa agitazione � fonte di deviazione dai compiti 
 dei comunisti.
 
 Mao proseguendo il lavoro di Marx, Engels, Lenin, ribadisce che il compito 
 centrale e la forma suprema della rivoluzione "� la conquista del potere 
 politico con la lotta armata e la soluzione del problema della guerra" e che 
 questo principio � valido ovunque.
 L'attenzione di Mao � volta ad affermare il concetto che rimanendo immutato 
 il principio, i partiti proletari lo applicano in modo diverso a seconda 
 delle diverse condizioni. La posizione di Mao � naturalmente legata allo 
 stadio di allora dello sviluppo del pensiero e dell'azione politica dei 
 partiti comunisti definitasi nel quadro della III Internazionale, e, quindi, 
 quello che segue nella citazione di Mao non pu� essere presa come assoluta.
 Sono gli opportunisti che assolutizzano "l'applicazione sotto differenti 
 condizioni", riconducendola ad una sola condizione; in particolare viene 
 proposta una differenza tra fascismo e democrazia borghese che non tiene 
 conto che in entrambi i casi quello che non deve essere in discussione � la 
 natura dello Stato borghese e il mezzo del suo rovesciamento.
 E' giusto dire che il compito dei partiti proletari nei paesi capitalisti � 
 quello di educare i proletari, ma si sottovaluta l'importanza decisiva 
 segnalata da Lenin in 'Stato e rivoluzione' di educare sistematicamente le 
 masse all'idea della rivoluzione violenta come base di tutta la dottrina di 
 Marx ed Engels.
 Nel segnalare la necessit� di accumulare le forze solo attraverso una lunga 
 lotta legale, si trascura il carattere della guerra che lo Stato borghese 
 conduce contro i partiti proletari, e che la lotta legale non � sufficiente 
 per contrastare la lotta illegale condotta anche dallo Stato 
 democratico-borghese, questo non lo � stato nel passato e non lo � ancor di 
 pi� oggi. Quindi, la stessa accumulazione di forza non pu� non avvenire 
 dentro il carattere di guerra tra le classi, guerra non necessariamente 
 armata, n� permanentemente armata, ma sempre guerra.
 L'attivit� di prepararsi a rovesciare definitivamente il capitalismo, che 
 viene indicata come obiettivo, comporta il prepararsi secondo le leggi della 
 guerra rivoluzionaria.
 Il servirsi della lotta legale, in certi casi della tribuna parlamentare, il 
 ricorrere agli scioperi economici e politici, all'organizzazione dei 
 sindacati, all'educazione degli operai, sono forme tattiche necessarie e 
 indispensabili, ma vanno concepite come forme della guerra; codificarle, 
 utilizzando la citazione di Mao, finiscono per essere poste come "al 
 contrario" e "al posto".
 Dire che "le forme di organizzazione sono legali e le forme di lotta non 
 sono sanguinose" contrasta ad esempio con quanto Lenin dice ne "La guerra 
 partigiana".
 Indicare le condizioni in cui la rivoluzione pu� vincere, usando la parte di 
 citazione che dice: "non bisogna passare alla rivoluzione, alla guerra fino 
 a quando la borghesia non sia veramente ridotta all'impotenza, fino a quando 
 la maggioranza del proletariato non sia decisa a condurre l'insurrezione 
 armata, una guerra e fino a quando le masse contadine (gli alleati) non si 
 offrano di aiutare il proletariato", significa oggi nell'odierno Stato 
 imperialista confondere il punto culminante dell'insurrezione, quello che 
 permette l'effettiva conquista del potere da parte del proletariato, con il 
 carattere prolungato della guerra che porta a queste condizioni.
 
 
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