PCm Italy sends
 
 La revolte des banlieus a Paris 2005-2010
 L'intervention du Pcm Italie au meeting du 29-30 maiest encore la seul 
 analisis juste et correct � la base de l'action des communistes 
 revolutionaraire
 texte en italien
 Perch� il meeting. Noi non abbiamo voluto realizzare una conferenza 
 internazionale dei partiti maoisti in Europa, essa non � ancora matura. 
 Richiede che dei partiti nascano e, dove sono nati o sono nella fase 
 iniziale della loro nascita, si sviluppino in forza ideologica, politica e 
 organizzativa, in capacit� di attrazione.
 Fare, quindi, ora una conferenza di partiti, oltre che immaturo era un 
 boomerang. N� il problema era risolvibile organizzandola con i partiti 
 facenti parte del MRI e del movimento comunista internazionale appartenenti 
 ai paesi oppressi dall'imperialismo. Quand'anche essi si trovino oggi a 
 guidare delle guerre popolari e a svolgere una grande funzione di faro 
 ideologico e strategico del nostro movimento, quello che per� serviva e 
 serve � una riflessione alla luce degli sviluppi della lotta di classe e in 
 particolare dei grandi avvenimenti di Francia - dalla rivolta delle banlieue 
 al grande movimento degli studenti - che vedesse impegnati i partiti e le 
 organizzazioni comuniste, maoisti operanti in Europa e pi� in generale nei 
 paesi imperialisti e che se ne assumano la responsabilit�.
 Di qui la decisione di convocare, attraverso le riviste maoiste italiane e 
 francesi, un meeting a cui invitare le forze maoiste e autenticamente 
 rivoluzionarie di organismi che esse influenzano e dirigono, le avanguardie 
 proletarie e di lotta che guardano ai maoisti e con essi si vogliono 
 confrontare.
 Qual � stata la nostra attivit� di preparazione del meeting? Mao dice:
 " .. .chiunque voglia conoscere una cosa non ha altra strada che venire a 
 contatto con essa, ossia agire nel suo ambiente ...
 . il metodo fondamentale di lavoro che ogni comunista deve tener presente � 
 determinare l'orientamento da seguire sulla base delle condizioni reali ...
 . Lenin dice che l'analisi concreta delle condizioni concrete � la sostanza 
 stessa, l'anima vivente del marxismo...
 ... ricercare la verit� nei fatti. I "fatti" sono tutte le cose che esistono 
 obiettivamente.
 . La "verit�" consiste nei loro rapporti interni, ossia nelle leggi che le 
 regolano e "ricercare" significa studiare...
 (Dal Libretto rosso- Cap. XXII, metodi di pensiero e di lavoro)
 Nei giorni della fase conclusiva della rivolta delle banlieue, quadri del 
 PCm - Italia sono stati in Francia, hanno cercato di conoscere e di fare 
 inchiesta dal vivo, hanno incontrato i compagni di Drapeau Rouge ed altri 
 compagni e hanno proposto loro di tenere questo Rencontre. Hanno elaborato 
 un appello che contenesse una valutazione "a caldo" e indicasse i temi che 
 esso sollecitava e il ruolo che i maoisti dovevano avere.. Un appello 
 sommario, con un carattere di traccia, utile a stare in campo.
 Hanno deciso anche come costruire l'appuntamento, a chi rivolgersi, 
 pianificando due tappe di questo lavoro.
 Primo: il 13 febbraio, anniversario dell'inizio della guerra popolare in 
 Nepal, come occasione per dichiarare all'Europa e al mondo che il miglior 
 sostegno � quello di sviluppare la rivoluzione proletaria nel cuore dei 
 paesi imperialisti, lungo la via della guerra popolare adattata alle 
 condizioni concrete di questi paesi. Abbiamo lanciato l'appello e fatto 
 conoscere ampiamente, ai partiti e organizzazione del MRI, ma anche pi� 
 largamente ad altre forze facenti parte del movimento comunista 
 internazionale e a forze rivoluzionarie che guardavano agli avvenimenti di 
 Francia con entusiasmo e interesse.
 Secondo: il 18 marzo, anniversario della Comune di Parigi, coincidente anche 
 con lo sviluppo di manifestazioni contro la guerra imperialista e l'invasione 
 dell'Iraq, nelle quali questo appello � stato diffuso. Riferirsi all'anniversario 
 della Comune di Parigi serve ad indicare la prospettiva strategica, lo 
 sbocco finale per la giovent� proletaria, che si ribellava in Francia e si 
 misura con la repressione dello Stato borghese, l'idea di un altro Stato in 
 cui il potere sia nelle mani dei proletari. Portare questo appello nel cuore 
 delle manifestazioni contro la guerra significava indicare l'altra faccia di 
 questa guerra, la guerra all'interno, l'affermarsi della militarizzazione e 
 reazionarizzazione degli Stati nella forma di Stato di polizia e del moderno 
 fascismo e indicare anche al movimento che lotta contro la guerra 
 imperialista che occorre rispondere "guerra alla guerra" per essere solidali 
 con il popolo irakeno e i suoi combattenti in armi, e guardare quindi alla 
 "guerra interna" come il vero terreno di scontro.
 Questo lavoro che abbiamo proseguito nelle settimane successive � stato 
 confortato dall'arrivo del vento di ribellione dell'altro settore della 
 giovent� francese, il movimento degli studenti contro il CPE, che ha 
 rafforzato le ragioni e l'urgenza del Rencontre proposto.
 
 Dalla rivolta delle banlieue alla rivoluzione proletaria
 25 mila poliziotti schierati nelle banlieue la notte del 31 dicembre 05 a 
 difesa dell'ordine e della sicurezza contro la possibile ripresa della 
 rivolta, hanno offerto l'immagine eloquente di quello che la rivolta ha 
 costituito per la Francia e per i paesi imperialisti in generale. L'ostentata 
 dimostrazione di forza dello Stato francese � risultata paradossalmente una 
 smaccata dimostrazione di debolezza, la borghesia francese e il suo Stato 
 non erano in grado di garantire pi� un capodanno normale ai 500mila che 
 affollavano gli Champ Elisees se non al prezzo di uno Stato di 
 militarizzazione simile ad uno Stato di guerra.
 In tutti i paesi imperialisti, anche quelli solo sfiorati dal contagio 
 francese in questa occasione - Belgio, Germania, Olanda, Danimarca, Spagna, 
 Grecia, Inghilterra, Svizzera, Svezia - la paura della borghesia � stata 
 tanta che le misure prese dai governi, dal punto di vista del dispiegamento 
 di forze dello Stato, sono state come se la rivolta ci fosse stata 
 effettivamente.
 Anche la contabilit� delle macchine bruciate � suonata abbastanza grottesca: 
 prima si � detto che erano la testimonianza di semplice vandalismo e 
 teppismo che caratterizzerebbe la 'feccia' delle banlieue, senza coscienza 
 politica, senza obiettivi, in ultima analisi senza ragione, poi per� si � 
 dispiegata l'intera forza della polizia, se ne � valutata l'efficacia 
 militare, politica e si � valutato il grado di tenuta del sistema politico 
 istituzionale contando le macchine bruciate, dando ad esse una sorta di 
 vittoria postuma (i commenti del giorno dopo capodanno hanno, infatti 
 parlato di "pericolo scampato" contando il numero relativamente basso di 
 macchine bruciate, anche se erano 100 in pi� del precedente capodanno).
 Parafrasando Marx si potrebbe dire che quando ogni fruscio e fermento 
 sociale, ogni manifestazione anomala, ogni singolo episodio viene percepito 
 dalla borghesia come un pericolo, allora effettivamente ogni singolo 
 episodio diventa un pericolo.
 Alla paura della borghesia ha corrisposto l'orgoglio e la forza della 
 giovent� proletaria ribelle. Dichiarava Muhittin, il giovane sopravvissuto 
 alla tragica notte del 27 ottobre, dove hanno perso la vita, fulminati, 
 Bouna e Zyaed "Adesso i miei amici pensano che io sia un eroe, che sia 
 diventato un capo. Ma io sono solo un ragazzo", mentre parlava della 'notte 
 di S. Silvestro' in questi termini "Certo, conosco gente che si prepara a 
 far la festa ai poliziotti".
 Come si pu� pensare che 25mila sbirri possono cancellare e soffocare tutto 
 questo ODIO? Negli infami tribunali della borghesia, quello di Bobigny in 
 particolare, si sono subito processati e condannati decine e decine di 
 giovani protagonisti della rivolta - sono stati migliaia i condannati degli 
 oltre 5mila arrestati e oltre il doppio incriminati e perseguitati.
 La logica di questi tribunali � stata da "tribunali di guerra" in cui non si 
 sono neanche cercate 'prove certe', ma si sono assunti i rapporti di polizia 
 come 'prova'.
 Ma anche qui lo Stato bench� ha fatto la faccia feroce si � trovato davanti 
 non certo la paura, non certo i pentimenti dei giovani. I processi sono 
 somigliati a tutti i processi che seguono le rivolte e le ribellioni di 
 massa, impregnati di terrore e di vendetta, con riti che vorrebbero essere 
 della legge ma che risultano essere una sorta di "esorcismo".
 Dalla Comune di Parigi alla Francia di oggi queste pagine tendono sempre a 
 rinverdire la memoria storica, La borghesia vorrebbe la 'pace dei cimiteri' 
 per seppellire le istanze di ribellione e trasformazione sociale. Ma Parigi 
 non � adatta a questo, perfino il Cimitero di Pere Lachaise, con i suoi 
 morti della Comune, con le tante tombe di comunisti e di 
 combattenti/partigiani della liberazione, � memoria di rivoluzione che 
 alimenta la rivoluzione.
 La verit� � che a Parigi e in Francia � comparso un nuovo spettro che 
 comincia ad aggirarsi in tutte le metropoli europee e a turbare i sonni e la 
 sicurezza dei borghesi: la giovent� proletaria. La nuova giovent� 
 proletaria, figlia di proletari, in quartieri proletari, si � ribellata. Non 
 era la prima volta, e la rabbia e l'odio erano e sono permanenti e latenti, 
 ma questa volta si � ribellata ovunque, in tutte le banlieue parigine e in 
 tutte le citt� francesi ove vi sono le medesime condizioni e perfino dove 
 non si � ribellata si � riconosciuta nella rivolta, e ha reso la ribellione 
 pi� forte ed incisiva, mettendo a nudo di fronte agli occhi di tutta la 
 Francia e di tutti i paesi imperialisti europei, la natura di classe di 
 essa. Ogni argomento usato per spiegare e a volte giustificare la rivolta da 
 governanti, politici, intellettuali, non ha fatto che illuminarne il suo 
 carattere globale; e pi� giornalisti impegnati, sociologi da strapazzo, 
 esponenti della 'sinistra di palazzo' si sono arrampicati scioccati sugli 
 specchi per darsi la "vera spiegazione" e pi� ogni spiegazione � servita a 
 dare una ragione in pi� e a far venir fuori pi� evidente che mai il 
 carattere generale della societ� di classe contro cui si � sviluppata la 
 rivolta che in ciascuna delle "vere spiegazioni" si voleva occultare.
 La rivolta � della giovent� proletaria francese, dei suoi settori pi� 
 precari nei quartieri operai, di tradizione operaia, di composizione 
 operaia, in cui le fabbriche in alcuni casi sono fuse col quartiere. Ad 
 Aulnay Sous-Bois, cuore della rivolta, c'� la Citroen con 7 mila operai. 
 Insomma, pensando a questo quartiere, si potrebbe dire che non sono le 
 macchine bruciate il problema della borghesia, ma i proletari che le 
 costruiscono e i loro figli.
 Giustamente si � parlato dei figli del proletariato. Se ne � parlato molto a 
 sproposito per segnalare che il proletariato adulto sarebbe contrario alla 
 rivolta, sarebbe dalla parte del sistema, integrato in esso, ma si � 
 trattato di una falsificazione e mistificazione. I giovani proletari hanno 
 espresso in forma radicale gli interessi della loro classe e si sono 
 ribellati allo stato di passivit� imposto dal dominio della classe 
 dominante, di tutte le sue articolazioni, di tutti i suoi alleati - l'aristocrazia 
 operaia rappresentata da partiti e sindacati, la piccola borghesia 
 intellettuale benestante o 'bottegaia' e proprietaria.
 Si � cercato poi di presentare la ribellione dei giovani delle banlieue come 
 fenomeno particolare e non lo si vede legata al pi� generale ingresso della 
 nuova generazione nella scena politica mondiale all'interno dei paesi 
 imperialisti, come ha evidenziato pochi mesi dopo il movimento degli 
 studenti contro il CPE, ma come aveva gi� evidenziato il movimento contro la 
 globalizzazione imperialista, da Seattle a Genova. E' proprio la natura 
 dello scontro con i poliziotti a dar ragione e a rendere visibile che si 
 tratta delle stesse istanze approfondite e rese pi� radicali dal carattere 
 di classe di questa giovent�.
 E' come se i poliziotti di Genova fossero in servizio permanente nelle 
 banlieue e qui la giovent� proletaria gli ha reso 'pan per focaccia', gli ha 
 reso difficile la vita, li ha posti in scacco, gli ha bruciato i 
 commissariati, li ha sconvolti, deviati, bruciando ora una macchina ora un 
 edificio scolastico, li ha messi in fuga, ha smantellato un andamento da 
 scontro tradizionale che li avrebbe visti massacrati.
 Le stesse istanze antirazziste, anticolonialiste e antimperialiste - qui s� 
 che ha pesato la matrice "algerina" - che erano oggetto gi� di contesa nelle 
 banlieue, sono state raccolte dalla giovent� proletaria; solo che se queste 
 vivono nei discorsi alati di sacerdoti no-global, SOS racisme, ecc. vanno 
 bene, se invece queste diventano scontro violento nei quartieri ghetto delle 
 metropoli imperialiste sono tutti pronti a definirle immotivate, senza 
 ragione, inaccettabili. In questa maniera tutte le genie di riformisti si 
 mostrano come forme nobili delle espressioni volgari di Sarkozy.
 I giovani delle banlieue nella rivolta hanno agitato le istanze di libert�, 
 trasformazione, socialit�, riappropriazione, rifiuto del modo ordinario di 
 vivere, vestire, pensare, che anima la giovent� di Francia, come la giovent� 
 dei paesi imperialisti, qualunque sia il colore della pelle, il paese d'origine. 
 La giovent� proletaria ha posto in forme radicali, ultimative, perfino 
 simbolicamente, l'attualit� della legge scientifica che senza distruzione 
 non c'� costruzione. Fa ancora pi� paura alla borghesia la ribellione 
 proletaria se � la giovent� a prendere il posto in prima fila perch� mostra 
 che non con un fuoco di paglia si deve misurare ma con una nuova possibile 
 ondata della lotta rivoluzionaria del proletariato.
 Sempre la giovent� ha anticipato il pi� generale movimento rivoluzionario 
 del proletariato e delle masse.
 La rivolta della giovent� proletaria nelle banlieue ha mostrato come tutti 
 gli aspetti, tutti i fermenti che animano il movimento giovanile possono 
 rivolgersi contro lo Stato.
 La colonna sonora rap, l'organizzazione delle tifoserie, i fermenti di 
 costume, che nelle forme abitudinarie si presentano pur sempre ambigue tra 
 adeguamento alla societ� esistente e trasgressione da essa, quando si 
 fondono con le condizioni economiche e sociali, sciolgono la loro ambiguit� 
 e i giovani le rivoltano contro il sistema del capitale, le sue leggi, la 
 sua faccia concentrata dello Stato di polizia che vuole imporre questo 
 sistema e queste leggi come intoccabili.
 La giovent� proletaria protagonista della rivolta � senz'altro fatta di 
 giovani immigrati e figli di immigrati e subisce sulla sua pelle questa 
 doppia oppressione di essere nello stesso tempo proletaria e immigrata, di 
 subire quindi la discriminazione, di essere considerata cittadino di serie 
 B, straniera in casa propria, straniera nei luoghi in cui � nata, di "razza 
 non bianca", emarginata ed emarginabile in qualsiasi momento della propria 
 esistenza.
 Ma questo � il frutto del carattere imperialista del paese in cui vive, del 
 fatto di nascere, vivere o essere giunta nei paesi in cui � concentrata la 
 ricchezza di pochi basata sulla rapina dei molti. Le leggi del sistema 
 imperialista e dell'attuale divisione del mondo producono giganteschi flussi 
 di immigrati che sfuggono dalla miseria, dalla fame, dalle malattie, dalle 
 guerre, ecc., e producono, come sempre finch� imperialismo, la 
 trasformazione di questi immigrati e dei loro figli nati nei paesi 
 imperialisti in proletariato pi� sfruttato. Questo incide nella composizione 
 e nella coscienza del proletariato che porta nella sua lotta le istanze di 
 trasformazione delle due facce del pianeta del sistema imperialista attuale: 
 del paese d'origine oppresso dall'imperialismo e del paese imperialista.
 Nella coscienza di questo nuovo proletariato si fondono, come ricchezze e 
 limiti, retaggi feudali dei paesi oppressi e rifiuto della putrefazione dei 
 paesi imperialisti. Questo � un carattere di moderna diversit� dei paesi 
 imperialisti, e questa diversit� pu� e deve trasformarsi in ricchezza perch� 
 concentra nella lotta del proletariato le aspirazioni trasformative delle 
 due facce del pianeta.
 Il proletariato giovane immigrato e figlio di immigrati con la sua rivolta 
 "esclusiva" d� voce agli "esclusi", agli sfruttati di tutto il sistema 
 imperialista.
 La giovent� proletaria � oggi composta essenzialmente di giovani 
 disoccupati, di senza- lavoro, di lavoratori precari, di figli di operai, di 
 lavoratori divenuti anch'essi disoccupati e precari. E' chiaro quindi che 
 non ha spesso gli stessi luoghi di aggregazione, la fabbrica, il posto di 
 lavoro, gli stessi strumenti sindacali e politici su cui cresce la lotta e 
 la coscienza di classe di operai e lavoratori. In Francia e in molte delle 
 metropoli imperialiste essa � multinazionale, multirazziale, riempita com'� 
 di giovani figli di immigrati o immigrati essi stessi, ed � concentrata in 
 quartieri ghetto, espulsa dal centro citt�, dai quartieri residenziali. La 
 rivolta ha concentrato tutti questi aspetti ed � anch'essa figlia della 
 concentrazione di tutti questi aspetti.
 Questi aspetti certo non si presentano nelle stesse forme in tutti paesi 
 imperialisti - ad esempio in Italia dove la presenza nei quartieri dell'immigrazione 
 � ancora bassa e gli immigrati stessi sono appena o poco pi� che alla prima 
 generazione, e la seconda generazione � presente solo a 'macchia di leopardo' 
  - ma i fattori di differenza vengono utilizzati dagli analisti borghesi e 
 riformisti per isolare la rivolta della Francia, esorcizzarne il contagio e 
 per far leva sulle differenze rispetto alla condizione delle banlieue, per 
 considerarlo un evento episodico, "francese", irripetibile.
 Ma questo tipo di rivolta non si � presentata solo in Francia ma anche in 
 altri paesi imperialisti, da Los Angeles a Brixton, ecc. Ma anche se fosse 
 vero tutto ci� che viene detto, con le lenti dialettiche dell'analisi di 
 classe, e non quelle meccaniche, scolastiche e metafisiche di tanti presunti 
 analisti o sedicenti marxisti, � possibile guardare non a ci� che vi � di 
 particolare ma a ci� che � generale nella rivolta della giovent� proletaria 
 francese.
 E' o no la giovent� proletaria in tutti i paesi imperialisti, anche se non 
 concentrata in banlieue, nella sua grandissima maggioranza, precaria, 
 sottopagata, senza voce, ghettizzata? In Italia, non sono la gran parte 
 delle citt� del sud, grandi, piccole, medie, ad essere caratterizzate da un 
 simile tipo di giovent�? E chi l'ha detto poi che la mancanza di 
 concentrazione non possa diventare un fattore espansivo in ogni ambito delle 
 metropoli imperialiste delle ragioni e opportunit� di ribellione della 
 giovent� proletaria? Pur non essendo basata sul colore della pelle, sull'origine 
 e sulla lingua, si riproducono in forme assimilabili a quelle delle banlieue 
 francesi tutte le forme di discriminazione, emarginazione, rese acute dal 
 contrasto sociale, tra i ricchi, al cui centro sono i padroni che hanno i 
 loro quartieri, i loro ristoranti, i loro ambienti, i loro negozi, i loro 
 modi di vivere, e l'universo della giovent� proletaria con gigantesche masse 
 di irretiti ma esclusi.
 Verso questa giovent� proletaria si vanno concentrando le forme di 
 repressione, controllo, persecuzione dei moderni Stati di polizia. E in 
 tutte le forme di aggregazione di questa giovent�, nei quartieri, sul 
 territorio, nella fabbrica diffusa del lavoro precario, si sviluppa un 
 universo a parte di legami, comunanza per gruppi, bande, comitive, in cui 
 cresce, insieme alla noia e all'esclusione, la rabbia e la ribellione.
 Nello stesso tempo, cosa sono e cosa stanno diventando le fabbriche di 
 giovani operai, che certo hanno un lavoro, pi� soldi in tasca, che influenza 
 il loro modo di vivere e di pensare fuori dalla fabbrica, ma che dentro la 
 fabbrica vivono un senso di emarginazione, esclusione, repressione, 
 controllo, sfruttamento, negazione della vita, una schiavit� salariata, una 
 flessibilit� e precarizzazione che fa maturare l'inaccettabilit� di una vita 
 eterna da sfruttati? Albergano nella giovent� operaia gli stessi sentimenti 
 di rivolta. In fabbrica la faccia del poliziotto � quella del 'capo' che 
 asfissia, insulta, minaccia, controlla, perch� vuole costringere a fare 
 tutto sull'altare del plusvalore, del profitto.
 Riformisti e opportunisti, falsi comunisti non vedono la comunanza del fuoco 
 sotto la cenere, perch� sono parte del sistema del nemico oppressore e 
 mangiano alla sua greppia, fossero anche travestiti da sindacalista o da 
 "gente di sinistra". Il filisteismo piccolo borghese e la sinistra di 
 palazzo o "normativa" sono contro la ribellione della giovent� proletaria e 
 sono dentro il sistema politico, culturale, ideologico della societ� 
 dominante.
 I comunisti marxisti-leninisti-maoisti, i giovani che essi organizzano sono 
 e devono essere avanguardie coscienti e osservatori e agenti della faccia 
 nascosta ma vera dello scontro di classe nelle metropoli imperialiste; si 
 alimentano dello stesso odio, si fanno prima linea e attivi organizzatori, 
 imparano con l'arma del marxismo-leninismo-maoismo e costruendo l'organizzazione 
 proletaria d'avanguardia, la lingua del proletariato ribelle, sono con la 
 mente e il piano, quando ancora non riescono ad esserlo con il radicamento, 
 dentro la dinamica della rivolta che analizzano come guerra di classe, essi 
 guardano alla spontaneit� come embrione di coscienza, e con la linea di 
 massa - che non � n� pu� essere quella dello sviluppo di un movimento 
 pacifico di massa, di cui si fa un'apologia disarmante - concentrano il loro 
 lavoro nel trasformare le istanze delle masse da scontro con il potere 
 borghese a scontro per il potere, nel fuoco della lotta di classe.
 I comunisti non mitizzano le rivolte delle banlieue, ma hanno chiaro che 
 ovunque vive, lavora la giovent� proletaria, il proletariato, oggi ci sono 
 le condizioni della ribellione e della sua trasformazione attraverso la 
 guerra rivoluzionaria di lunga durata in rivoluzione proletaria.
 Per coloro che vogliono fare la rivoluzione nei paesi imperialisti, per i 
 comunisti che ne dovrebbero costituire il reparto d'avanguardia la rivolta � 
 ricca di insegnamenti e da questo bisogna partire.
 Mao dice: "Essere attaccati dal nemico � un bene non un male. Dobbiamo 
 sostenere tutto ci� che il nemico combatte e combattere tutto ci� che il 
 nemico sostiene". Quindi, essere dalla parte della rivolta � stata una 
 discriminate fondamentale. Le forme con cui lo Stato e il sistema l'ha 
 combattuta sono pi� che sufficienti per scegliere da che parte stare. Ma 
 definire da che parte stare � condizione necessaria ma non sufficiente.
 Mao sostiene: "Chiunque stia dalla parte del popolo rivoluzionario non solo 
 a parole ma anche con le azioni � un autentico rivoluzionario". Non tutto 
 nella rivolta della giovent� proletaria va considerato giusto e corretto, 
 non tutte le azioni militanti che si sono sviluppate negli scontri erano 
 quelle necessarie, ma questo � stato preso a pretesto non solo da borghesi e 
 riformisti, ma anche da gruppi di opportunisti e falsi rivoluzionari per 
 prendere le distanze dalla rivolta. Mao dice: "I difetti del popolo vanno 
 criticati, ma nel farlo bisogna essere sulle posizioni del popolo e la 
 nostra critica deve partire dal desiderio ardente di proteggere ed educare".
 Opportunisti e falsi rivoluzionari non vogliono comprendere che le masse 
 attraverso l'esperienza apprendono e sono in grado di superare difetti e 
 limiti delle loro precedenti iniziative. Ma questo avviene con l'arma della 
 guerra non al posto della guerra. Mao dice: "La guerra rivoluzionaria � un 
 antitossico che non solo elimina il veleno del nemico ma libera anche noi da 
 ogni impurit�".
 Ci� che la rivolta ha riproposto nel cuore dei paesi imperialisti � appunto 
 la necessit� e attualit� della violenza rivoluzionaria, la necessit� e 
 attualit� della guerra rivoluzionaria.
 Come dice Mao: "la rivoluzione � un'insurrezione, un atto di violenza con 
 cui una classe ne rovescia un'altra".
 Chi prende le distanze dalla rivolta, chi lo fa attraverso mille distinguo, 
 � a questa verit� che si afferma e al suo movimento reale che si oppone.
 La guerra rivoluzionaria del proletariato nasce dalla considerazione di 
 fondo che la rivolta ha messo bene in luce che, come dice Mao, "Le loro 
 persecuzioni contro il popolo rivoluzionario non possono che spingere ad 
 estendere ed intensificare le rivoluzioni".
 La giovent� ribelle ha messo chiaramente in campo le affermazioni maoiste 
 che "� giusto ribellarsi" e che "non dobbiamo per nessuna ragione farci 
 intimorire dall'aspetto terribile dei reazionari". N�, tantomeno, la 
 conclusione della rivolta pu� essere motivo di pessimismo. "Tutti i punti di 
 vista - dice ancora Mao - che sopravvalutano la forza del nemico e 
 sottovalutano la forza del popolo sono errati".
 Per questo, la rivolta della giovent� proletaria pone sul tappeto migliori 
 condizioni per la questione della costruzione del partito per la 
 rivoluzione. E', infatti, la questione del partito l'anello chiave che il 
 nostro Rencontre pone nell'affermare "Dalla rivolta delle banlieue alla 
 rivoluzione proletaria".
 Mao sostiene: "Se si vuol fare la rivoluzione ci deve essere un partito 
 rivoluzionario.
 Perch� la rivolta ci pone il compito - sempre come dice Mao - di "dare a 
 questo movimento (rivoluzionario, socialista) una guida attiva, entusiastica 
 e sistematica".
 La scelta della costruzione del partito in funzione della guerra 
 rivoluzionaria definisce il compito, ma anche la forma del partito 
 necessario oggi in Francia e nei paesi imperialisti. La scelta di integrarsi 
 nella rivolta, di legarsi alla giovent� proletaria che si � ribellata, � 
 basata sulla piena comprensione che "la guerra rivoluzionaria � la guerra 
 delle masse, � possibile condurla soltanto mobilitando le masse e facendo 
 affidamento su di esse", e che "un gruppo dirigente veramente unito e legato 
 alle masse pu� formarsi gradualmente solo nel processo delle lotte di massa 
 e non separatamente da esso".
 I comunisti e le forze rivoluzionarie in Francia, a fronte della rivolta si 
 sono dimostrate manifestatamene inadeguate. Anche coloro che l'hanno 
 appoggiata e condivisa hanno agito come coloro che descrive Mao: "coloro che 
 in periodo rivoluzionario sanno solo seguire le vecchie abitudini sono 
 assolutamente incapaci di vedere questo entusiasmo (delle masse) sono dei 
 ciechi e tutto � nero davanti a loro. A volte arrivano a confondere il 
 giusto con l'errato, il nero col bianco. Di persone di questo tipo non ne 
 abbiamo forse incontrate abbastanza?... Basta che appaia qualcosa di nuovo 
 essi subito lo disapprovano o si affrettano ad avversarlo. Pi� tardi devono 
 ammettere la loro sconfitta e fanno una piccola autocritica. Ma in seguito 
 quando appare una cosa nuova, ripercorrono l'intero processo. Questo � il 
 loro tipico comportamento verso qualunque cosa nuova. Tali persone sono 
 sempre passive e non avanzano mai nel momento critico. Hanno sempre bisogno 
 di una violenta spinta prima di muovere un passo".
 La rivolta della giovent� proletaria chiama i comunisti mlm a un nuovo 
 inizio, nell'applicazione del marxismo-leninismo-maoismo alla realt� 
 concreta, nell'integrazione con le masse proletarie, nell'avviare la guerra 
 rivoluzionaria. Mao insegna: "il nostro metodo principale � imparare a fare 
 la guerra, facendola", "una guerra rivoluzionaria � un'impresa di massa. 
 Spesso non si tratta di imparare prima e di agire poi, ma al contrario, di 
 agire e poi imparare, perch� agire � imparare", "Dobbiamo bandire dalle 
 nostre fila ogni ideologia fiacca e sterile".
 La costruzione del partito e la trasformazione della rivolta in rivoluzione 
 richiede un'integrazione e uno spirito di dura lotta nelle fila della 
 giovent� proletaria. Occorre aiutare a fare un'analisi giusta e corretta 
 della rivolta, a partire dall'analisi corretta della natura del nemico. 
 Sempre Mao sostiene: "L'imperialismo e tutti i reazionari hanno una duplice 
 natura, sono al tempo stesso tigri vere e tigri di carta. Le tigri vere 
 divorano gli uomini, li divorano a milioni, a decine di milioni, ma alla 
 fine si sono trasformate in tigri di carta. Valutate nella loro essenza con 
 criterio lungimirante e da un punto di vista strategico, devono essere visti 
 per ci� che sono, tigri di carta. Su questo si basa il nostro pensiero 
 strategico. D'altra parte essi sono anche tigri vive, tigri di ferro, vere 
 tigri che possono divorare gli uomini. Su questo si basa il nostro pensiero 
 tattico", "Disprezzare i nostri nemici dal punto di vista strategico, ma dal 
 punto di vista tattico li dobbiamo considerare seriamente" .
 Il bilancio proletario della rivolta deve legare dialetticamente due 
 elementi segnalati da Mao: "Lottare, fallire, lottare ancora, fallire 
 ancora, lottare ancora... fino alla vittoria.
 Questa � la logica del popolo... questa � una legge marxista", "ogni guerra 
 giusta rivoluzionaria � dotata di una forza enorme, pu� trasformare molte 
 cose o aprire la strada alla loro trasformazione".
 Occorre fare insieme alla giovent� proletaria un bilancio della rivolta che 
 tenga conto di questo insegnamento di Mao: "nei ranghi della rivoluzione � 
 necessario fare una chiara distinzione tra giusto ed errato, tra successi e 
 deficienze e inoltre stabilire quale dei due sia al primo posto, quale al 
 secondo. Nell'esaminare i problemi non dobbiamo mai dimenticare di tracciare 
 queste due linee di demarcazione, tra rivoluzione e controrivoluzione, tra 
 successi e deficienze. Per fare bene queste distinzioni sono necessari uno 
 studio e un'analisi accurata". Nella convinzione che - lo abbiamo affermato 
 in questo Rencontre - in Francia e nei paesi imperialisti per noi comunisti 
 � l'ora, come dice Mao di " affrontare il mondo e sfidare la tempesta, il 
 grande mondo e la violenta tempesta delle lotte di massa"
 
 Replica
 Quando diciamo "� giusto ribellarsi" non facciamo altro che compiere uno dei 
 nostri compiti e lo facciamo con entusiasmo. Noi pensiamo che il partito 
 comunista maoista si costruisca nel fuoco della lotta di classe, in stretto 
 legame con le masse. Il maoismo non � un simbolo, una parola d'ordine vuota, 
 ma una realt� incarnata.
 Noi pensiamo che la rivolta delle banlieue dimostra che � possibile uno 
 sviluppo rivoluzionario nei paesi imperialisti.
 Questo problema non � ancora chiaro tra i comunisti marxisti-leninisti e tra 
 i maoisti. Si pensa che diffondere le idee del comunismo sia costruire il 
 partito comunista; si pensa che basti fare lavoro sindacale di massa per 
 costruire il partito comunista; si pensa che mettersi alla coda dei 
 movimenti di massa e sventolare bandiere sia costruire il partito comunista; 
 si pensa che presentare alle elezioni 'Liste comuniste' sia costruire il 
 partito comunista.
 Noi pensiamo che cos� non si costruir� mai un partito comunista e mai un'organizzazione 
 rivoluzionaria.
 Pensano che dire 'avanti verso la guerra popolare, sosteniamo la guerra 
 popolare in Nepal, Per�, ecc., viva la guerra popolare' sia il centro del 
 problema e che il compito di sostenere la guerra popolare sia il cuore del 
 problema.
 Tutti quelli che pensano cos� non possono costruire il partito comunista.
 Il partito comunista � il reparto d'avanguardia della classe operaia, del 
 proletariato. Sono gli operai, i proletari che si fanno partito armandosi 
 del marxismo-leninismo, del maoismo, terza tappa della nostra teoria 
 rivoluzionaria e trasformano queste armi teoriche in armi pratiche.
 Quando i giovani di Red Block vanno nelle banlieue vanno ad apprendere dalla 
 rivolta ma per dire anche che 'noi siamo la rivolta', noi siamo dei giovani 
 rivoluzionari che sono gi� organizzati per trasformare la rivolta in 
 rivoluzione. Perch� pensare di organizzare la rivoluzione nelle banlieue 
 senza un'organizzazione giovanile rivoluzionaria, guidata dai giovani 
 maoisti, non � possibile.
 Perch� la nostra organizzazione giovanile, noi che siamo maoisti, si chiama 
 Red Block, e non, ad esempio, giovent� comunista marxista-leninista-maoista? 
 Perch� siamo eclettici? Per niente! Ma perch� noi, PCm, abbiamo alzato la 
 bandiera dell'organizzazione dei giovani dopo Genova 2001, quando la 
 polizia, l'esercito dell'imperialismo organizzato dal governo di moderno 
 fascismo di Berlusconi ha colpito, attaccato i giovani, ha ucciso Carlo 
 Giuliani; ma molti giovani hanno usato la violenza per rispondere a questa 
 violenza e sono stati tacciati di essere black block, o altro tipo di 
 casseurs. I maoisti del nostro paese hanno detto "s�, la risposta alla 
 violenza della polizia � giusta"; ma non sono sufficienti i black block, 
 sono necessari i Red Block, i giovani che combattono sotto la bandiera del 
 comunismo, ma che sono combattenti, che vogliano vendicare la morte di Carlo 
 Giuliani. Noi vogliamo che tutti i poliziotti e quelli che hanno mandato la 
 polizia contro i giovani paghino della stessa moneta, come devono pagare i 
 fascisti che hanno colpito giovani compagni a Milano e in altre occasioni. 
 Si tratta di giovani del 2001, di giovani storicamente considerati che non 
 possono diventare maoisti attraverso la semplice diffusione delle idee del 
 maoismo, ma giovani che scoprono il maoismo quando vedono, attraverso l'azione 
 e l'indicazione del PCm, che il maoismo � l'altra via, l'altra faccia della 
 possibilit� della ribellione. E l� che i maoisti alzano la bandiera della 
 guerra di classe.
 Qualcuno dei compagni dice: ma la rivolta non � la guerra popolare. E chi lo 
 ha detto che la rivolta � la guerra popolare? Che cos'� la guerra popolare � 
 ben chiaro dai i testi del M-L-M; ma come si fa e quando comincia la guerra 
 popolare? Il partito un giorno alza la sua bandiera e dice oggi io comincio 
 la guerra popolare? O, invece, analizza le condizioni, analizza i settori 
 che sono quelli pi� importanti per farla, analizza le classi in una societ� 
 imperialista, e va a scoprire i punti deboli e i punti forti di classe; e l� 
 traccia il proprio cammino? Una via da tracciare e da percorrere, da 
 scoprire perch� in un paese imperialista la rivoluzione non � gi� avvenuta. 
 Un cammino non tracciato, che deve essere tracciato. Questa � la questione 
 posta della rivolta.
 La rivolta � la guerra di classe; dentro la guerra di classe, il lavoro 
 nella guerra di classe, l'organizzazione della guerra di classe � la prima 
 tappa della guerra popolare. La prima fase, la difensiva strategica, che, � 
 chiaro, nasce come reazione ad un'azione della borghesia, ma in tutto il 
 mondo sempre la classe reagisce all'azione, ma bisogna capire quando questa 
 reazione � difensiva o offensiva. Mao dice: "nella guerra il ruolo 
 principale � sostenuto in molti casi dalla difesa e per il resto dall'attacco. 
 Tuttavia nella guerra presa nel suo insieme l'attacco ha un'importanza 
 primaria". E per voi, cari compagni, la rivolta delle banlieue � difensiva? 
 Allora che cos'� questo spettro che � apparso nei paesi imperialisti 
 europei? Perch� il governo Berlusconi il giorno dopo la rivolta delle 
 banlieue ha deciso ulteriori misure legislative repressive verso i quartieri 
 visti come potenziali banlieue? Eppure in Italia non c'era la rivolta. Essi 
 si sono spaventati e si sono organizzati perch� hanno visto ci� che molti 
 compagni non hanno visto, che non vogliono vedere, perch� non vogliono 
 portare avanti i propri compiti. Come dice Mao: ". I nostri compagni non 
 devono credere che tutto ci� che essi capiscono � capito dalle larghe masse, 
 ma soprattutto i nostri compagni non devono credere che tutto ci� che essi 
 ancora non capiscono non sia capito dalle larghe masse".
 E questi compiti non possono limitarsi a dire: "Viva la rivolta! Viva la 
 rivolta!", "Adesso tocca a noi bruciare qualche macchina'. Ma bisogna 
 studiare, analizzare le situazioni concrete, apprendere le lezioni. Avete 
 letto i testi di Lenin sulla guerra partigiana? Bisogna leggerli! Il 
 problema non � esaltare la rivolta ma trovare il modo per organizzarla.
 Ma organizzare la rivolta non significa soltanto organizzare l'azione, ma 
 bisogna "occuparsi del riso e del sale", come ha detto Mao, nelle fila delle 
 masse e della giovent� proletaria in particolare. Mao dice: "In guerra le 
 armi sono un fattore importante ma non decisivo. Gli uomini sono il fattore 
 decisivo, non le cose. Il rapporto di forza non � solo un rapporto di 
 potenza militare ma anche un rapporto di potenziale umano e morale".
 Andare nelle banlieue per legarsi alle masse, dove si trova chi vive nelle 
 banlieue, organizzare le masse perch� la guerra popolare sia una guerra di 
 massa non un'episodica azione combattente di un gruppo. L'azione combattente 
 di un gruppo � la strutturazione dell'organizzazione della rivolta di massa, 
 della guerra di massa, che - come dice Mao: "deve sfruttare appieno il 
 nostro stile di combattimento".
 E che partito comunista pensiamo di costruire se non � un partito comunista 
 combattente, legato alle masse? A chi ci rivolgiamo quando vogliamo 
 costruire questo partito? Il partito maoista, il partito comunista di nuovo 
 tipo � e deve diventare il partito delle nuove generazioni che con la loro 
 ribellione aprono questo cammino. I compagni che vogliono costruire questo 
 partito devono legarsi e legare a s� le nuove generazioni che hanno preso 
 posto nella lotta politica.
 Anche sulla questione del movimento contro il CPE, i compagni si lamentano 
 che la CGT e l'UNEF utilizzano questo movimento per le prossime elezioni. 
 Ma, cari compagni, bisogna certamente dare un indirizzo classista e 
 rivoluzionario al movimento degli studenti, ma questa cosa non pu� avvenire 
 senza una trasformazione della composizione di classe di questo movimento. 
 La direzione classista rivoluzionaria comporta la partecipazione dei reparti 
 avanzati della classe, della giovent� proletaria, per una trasformazione all'interno 
 del movimento. Non si pu� combattere la Cgt senza costruire l'organizzazione 
 classista e combattiva di base dei proletari.
 Il Partito Comunista maoista � i cobas in Italia, il PCm � Red Block, la 
 giovent� rivoluzionaria organizzata, il PCm � il Movimento Femminista 
 Proletario Rivoluzionario.
 Senza questi fatti non � possibile costruire il partito comunista maoista.
 Le condizioni delle masse nei paesi imperialisti sono a questo punto per la 
 responsabilit� dei revisionisti, ma non � solo questa la causa. I paesi 
 imperialisti sono anche pieni di falso maoisti, di compagni che si 
 definiscono "comunisti, rivoluzionari", ma che non hanno mai organizzato uno 
 sciopero nella loro vita, che non sanno dove si trova la Renault per dare un 
 volantino o che hanno conosciuto le banlieue solo attraverso le cartine che 
 sono apparse sulla stampa francese.
 Noi combattiamo l'opportunismo, ma anche i sinistrismi, il rivoluzionarismo 
 piccolo borghese, i rivoluzionari virtuali che scrivono dei buoni testi su 
 internet ma che nessuno ha visto nemmeno una volta in una lotta. Allora, 
 guerra popolare non � una frase, n� una bandiera, � una ideologia e un 
 programma, una capacit� di trasformare la politica del partito in azione 
 delle masse. Naturalmente quando noi parliamo di guerra popolare, parliamo 
 di guerra popolare nei paesi imperialisti. I paesi imperialisti non sono il 
 Nepal, il Per�. Bisogna studiare, analizzare, approfondire i paesi 
 imperialisti nel loro insieme e i singoli paesi in cui i comunisti operano, 
 appropriarsi della storia del paese che ha prodotto la situazione attuale, 
 sia dal lato dell'imperialismo sia dal lato del proletariato.
 Noi abbiamo due vantaggi. Noi non dobbiamo partire da zero. Primo, contiamo 
 sul patrimonio ideologico, politico e pratico delle guerre popolari in Per�, 
 in Nepal, ecc. , ma verso di queste occorre avere l'atteggiamento che dice 
 Mao: "nell'imparare dagli altri si possono assumere due atteggiamenti 
 diversi: l'uno dogmatico, consiste nel prendere ogni cosa convenga o no alle 
 nostre condizioni, quest'atteggiamento non � buono.
 L'altro consiste nell'usare il cervello e imparare ci� che conviene alle 
 nostre condizioni, cio� assimilare ogni esperienza che possa esserci utile. 
 Questo � l'atteggiamento che dobbiamo assumere".
 Secondo, noi siamo i figli del partito comunista pi� forte dei paesi 
 imperialisti che c'� stato negli anni che sono andati da Lenin ad oggi. 
 Siamo i figli di Antonio Gramsci che dalle prigioni del fascismo disse che 
 non � possibile rifare la stessa strada dell'Ottobre, non perch� egli non 
 voleva l'insurrezione, ma perch� ricercava la strada giusta analizzando la 
 realt� concreta dei paesi imperialisti europei.
 Noi siamo i figli della Resistenza antifascista, grande esperienza ed 
 esempio di guerra di popolo in un paese imperialista. Prendiamo lezioni, 
 perch� � un'esperienza di tutto un popolo e non di uno scritto di un 
 intellettuale.
 Siamo nel paese in cui � emersa e vissuta in anni prolungati l'esperienza 
 delle Brigate rosse, a cui negli anni '70 aderirono 4000 operai, mentre 
 nello stesso periodo, gruppi e partiti che si definivano ml, e in certi casi 
 mlm, non sono riusciti a conquistare che poche decine di operai - Questi 
 grandi sostenitori delle teorie sulla "lotta di massa", la "linea di massa", 
 non sono riusciti a conquistare settori significativi di avanguardie della 
 classe operaia, perch� non hanno compreso che l'avanguardia operaia voleva 
 un autentico partito della rivoluzione capace di condurre la forma pi� 
 elevata della lotta di classe. Oggi il problema � come si organizza un 
 simile partito e come inizia una lotta rivoluzionaria autentica. Ma tutto 
 questo non pu� essere programmato e stabilito sulla base di libri e a 
 tavolino. Come abbiamo gi� detto nella relazione introduttiva, il metodo 
 principale che dobbiamo assumere � "imparare a fare la guerra facendola.", 
 "spesso non si tratta di imparare prima e agire poi ma, al contrario, di 
 agire e poi imparare perch� agire � imparare".
 Il proletariato scrive con il suo sangue la sua lotta, il suo cammino, le 
 sue tesi, il suo programma.
 Le Br hanno perso perch�, come dice Mao, "...il nostro principio � che il 
 partito comanda il fucile e mai dobbiamo permettere che il fucile comanda il 
 partito", e perch� "una guerra rivoluzionaria � un'impresa di massa".
 Ma dov'era il partito? Il partito non � un'altra cosa che il fucile. Il 
 partito deve guidare il fucile, bisogna leggere tutta la frase. E questo � 
 il cammino del PCm in Italia. Questa � la ragione per cui il PCm ha deciso 
 di organizzare - con i compagni di Drapeau Rouge - questo Rencontre, per 
 'mettere i piedi nel piatto', qui a Parigi dove il fuoco della lotta di 
 classe si � acceso.
 Lo sappiamo bene che la rivolta francese riguarda tutti i paesi 
 imperialisti, cos� come il movimento contro il Cpe. Nel nostro paese c'� una 
 legge che � uguale, la Legge 30, che si chiama 'Legge Biagi'. A Roma come in 
 Francia si lotta contro la precariet�, contro l'attacco alle condizioni di 
 vita dei proletari, dei giovani. Questo � accaduto anche tra i giovani nelle 
 banlieue, perch� le banlieue non sono solo un luogo dello "spirito", ma un 
 luogo concreto, reale. Voi conoscete il sud d'Italia, compagni? Voi sapete 
 cosa significa il 60% di disoccupati? Una vita di giovani che si consuma 
 nella precariet�, una vita senza futuro, senza la possibilit� di fare 
 nemmeno un viaggio.
 Noi questi viaggi li facciamo per dire e continuare a dire meglio di come lo 
 diciamo in questo momento: "Giovani, la via esiste!", "facciamo come nelle 
 banlieue di Francia!", "Ribelliamoci, rispondiamo allo Stato di polizia e al 
 moderno fascismo!". Sviluppiamo dalle banlieue del mondo, dalle banlieue 
 delle metropoli imperialiste l'accerchiamento delle cittadelle della 
 borghesia imperialista e della sua corte, attacchiamo la loro vita, 
 costruiamo la nostra guerra. La nostra guerra non � senza futuro e senza 
 obiettivi, e la nostra guerra non deve limitarsi a resistere al potere della 
 borghesia, la nostra guerra � per conquistare il nostro potere, perch� senza 
 potere tutto � illusione.
 Dopo la rivolta delle banlieue noi queste cose le possiamo dire in maniera 
 pi� forte, con l'orgoglio, con la verit� che noi cerchiamo nei fatti. Mao 
 dice "cercate la verit� nei fatti". La verit� non � il fatto in s�, ma l'analisi 
 del fatto, sono i rapporti, le relazioni, il perch� questi fatti si sono 
 realizzati, come si influenzano l'un l'altro. E' in questo modo che noi 
 dobbiamo analizzare la rivolta. E se noi lo facciamo, allora questo 
 Rencontre sar� servito a qualcosa. Grazie, compagni.
 Conclusioni
 Per concludere, la realizzazione degli Atti di questo Rencontre sar� una 
 tappa importante del nostro lavoro e va visto come "lavoro sul terreno". La 
 realizzazione degli opuscoli con gli Atti sar� utilizzata in un lavoro 
 simile a quello che ha preparato il meeting, per permettere a tutti i 
 compagni e alle avanguardie di leggere con spirito militante ci� che vi � di 
 utile in questo lavoro.
 Questo meeting � stata un'esperienza entusiasmante che ci d� forza e in 
 particolare gli ultimi interventi ci danno allegria, legata, per�, alla 
 preoccupazione di mantenere le promesse. La storia dei maoisti nei paesi 
 imperialisti � piena di promesse tradite. Quindi, un compito molto 
 impegnativo, ma la verit� e la validit� di questo lavoro bisogner� vederlo 
 sul terreno, nei passi in avanti che si dovranno fare nella pratica.
 Pensiamo di concludere questi lavori del meeting, esprimendo un saluto e una 
 dichiarazione di sostegno alla guerra popolare in Nepal che si trova in una 
 fase cruciale, gli occhi dei comunisti guardano a Katmandu.
 Ma noi diciamo che bisogna guardare a Katmandu come a Parigi, cos� abbiamo 
 intitolato il nostro messaggio del 1� Maggio e questo � quello che porteremo 
 domani alle manifestazioni del 1� Maggio.
 Ma domani 1� Maggio prevediamo anche un'altra iniziativa. Saremo a Pere 
 Lachaise al muro della 'Comune di Parigi'. La Comune � memoria e prospettiva 
 anche di questa rivolta. Saremo, poi, anche alla tomba di Pier Overnay. Noi 
 che pensiamo di costruire il partito comunista maoista nelle fila della 
 classe operaia, non possiamo che onorare e valorizzare la figura di un 
 giovane operaio maoista militante della Gauche Proletarienne, caduto sotto 
 il fuoco di uno sbirro aziendale.
 Vogliamo alzare la bandiera del diritto e della dignit� dei maoisti a 
 costruire il partito.
 
 
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